Il "Sarrocchi": una realtà in costante evoluzione
Se volessimo provare a definire l'aspetto che meglio identifica e caratterizza l'ITIS-LST "T. Sarrocchi", nella sua più che centenaria storia, lo potremmo senza ombra di dubbio trovare nella sua capacità di evolversi, di adattarsi alle esigenze della società, del territorio e di coloro, studenti e genitori, che a questa scuola affidano il compito di dare forma e concretezza alle loro aspirazioni e, perchè no?, ai loro sogni.
Seguiteci in questo breve viaggio nella nostra storia e capirete perchè.
Le nostre radici.
Il 16 gennaio 1876, il Regio Decreto n. 2935 istituì presso la Camera di Commercio ed arti di Siena: una Scuola agraria e d'arti e mestieri pei giovani che intendono prepararsi all'esercizio dell'arte muratoria, delle arti fabbrili in legno ed in metalli e delle arti decorative, o applicarsi alla industria agraria, e per coloro che già vi sono addetti. La durata del corso di studi è di tre anni di cui il primo uguale per tutti; le lezioni si dividono in diurne, per i giovani, e in serali e domenicali per coloro che già lavorano. Al termine del corso, gli alunni delle classi diurne che abbiano superato l'esame finale, ricevono un certificato di idoneità all'esercizio dell'arte e delle industrie a cui si sono preparati.
Il piano di studi prevedeva, oltre alle esercitazioni pratiche, l'insegnamento di discipline come italiano, aritmetica ed algebra, geometria e trigonometria, disegno ornato e lineare, topografia, costruzioni, elementi di architettura, agronomia e computisteria rurale, fisica elementare.
Alle spese di mantenimento concorrono il Monte dei Paschi, la Provincia, il Comune e la Camera di Commercio; lo stato contribuisce con un sussidio annuo. A dirigere ed amministrare la scuola è chiamato un Consiglio composto da due delegati per ciascuno degli Enti che contribuiscono alle spese; il Consiglio elegge il proprio Presidente.
E' questo l'antenato dell'odierno Sarrocchi, in cui, come una sorta di marchio di fabbrica, già si vede la sua vocazione a coniugare sapere e saper fare, teoria e pratica.
L'evoluzione.
Passano pochi anni e già si avverte l'esigenza di apportare modifiche e aggiustamenti. Nel 1880, il Consiglio, seguendo indicazioni del ministero per l'Agricoltura, Industria e Commercio, divise la scuola in due sezioni distinte, una per l'agraria e l'altra per le arti e mestieri. Inoltre si prevedeva un corso serale per gli operai e uno diurno di agraria e domenicale pratico per gli agricoltori.
Il 4 maggio 1882, il R.D. n.763 abolì la sezione agraria e mantenne l'altra con la denominazione di Scuola serale e domenicale d'Arti e Mestieri, indirizzata prevalentemente alla formazione di operai per le industrie del ferro, del legno e dell'edilizia. Il corso aveva la durata di tre anni e nel piano di studi, oltre alle discipline di cultura generale, vennero inseriti elementi di chimica, di tecnologia, di meccanica e nozioni d'economia industriale. Il ciclo si concludeva con un esame finale e con il rilascio di un attestato con l'indicazione del punteggio conseguito.
Nel 1883 venne aggiunta un'officina per operai aggiustatori, forgiatori e a fuoco; l'anno seguente venne istituito un corso speciale di chimica e, con il contributo del Monte dei Paschi, fu organizzato un corso speciale per operai fuochisti e macchinisti. Negli anni successivi venne introdotta una sezione di meccanica.
Nel 1897 si decise di aprire un corso per elettricisti, prevedendo con largo anticipo lo sviluppo che questo settore avrebbe avuto nel secolo successivo.
Da queste poche informazioni, possiamo già cominciare a capire il senso dell'affermazione da cui siamo partiti. In poco più di 20 anni di vita la scuola destinata a diventare il Sarrocchi è cambiata, si è articolata, seguendo lo sviluppo sociale ed economico della città e della provincia di Siena, rivolgendosi principalmente ai settori dell'edilizia, della meccanica e della lavorazione del legno.
Nasce il "Sarrocchi".
L'istituto fu intitolato a Tito Sarrocchi, scultore insigne, che lo diresse dal 1891 al 1895, il 19 marzo 1901. I primi anni del secolo videro l'ipotesi di una fusione della nostra scuola con l'Istituto delle Belle Arti, per dare vita all'Istituto Senese Artistico Industriale, ma l'ipotesi, caldeggiata da più parti, rimase lettera morta.
Ciò nonostante la nostra scuola cresceva: il 24 febbraio 1913 cominciarono a funzionare le officine per i rami di falegnameria, modellatori, fabbri e meccanici. Nel giugno dello stesso anno fu avanzata la proposta di istituire un corso per conduttori di automobili. Furono inoltre introdotti corsi per elettricisti e conduttori di caldaie a vapore. Nel frattempo venne nuovamente ribadita l'esigenza, manifestata per la prima volta già nel 1878, di trasformare il Sarrocchi in Istituto di 2^ grado. Ma il fervore delle iniziative e delle proposte subì un brusco e drammatico arresto, dovuto all'evento che, probabilmente, più di ogni altro ha segnato la storia del XX secolo: la Prima Guerra Mondiale.
Il primo dopoguerra.
Gli eventi bellici ebbero inevitabili ripercussioni sulla vita del nostro istituto. Furono istituiti corsi per tornitori in metallo e, nel 1916, un corso minerario, per preparare maestranze utili allo sforzo che il paese si accingeva a sostenere. Si cercò di evitare la requisizione delle officine e dei locali, ma a partire dal 1917 l'attività didattica si svolse in condizioni di particolare difficoltà.
Il 4 aprile 1918, ai sensi del D.L. n1103, la scuola fu classificata di 1° grado e assunse il nome di Regia scuola popolare operaia per arti e mestieri Tito Sarrocchi.
La rinascita dell'istituto risponde alla stessa esigenza per cui era nato, quella ciò di formare lavoratori e maestri d'arte funzionali alle esigenze dell'industria locale, in un momento particolarmente difficile per l'economia del nostro paese, alle prese con i problemi della crisi postbellica.
La ripresa fu tuttavia lenta e difficile. La scuola subì la concorrenza di altre istituzioni simili; ma, dal 1921, ai corsi di falegnameria ed intaglio, ormai consolidati, si aggiunsero un corso biennale per montatori elettricisti, uno per conduttori di caldaie a vapore e un corso di arte muraria per muratori smobilitati.
Il periodo fra le due guerre.
Il decollo della scuola si ebbe a partire dal 1923. Il Sarrocchi, diventato scuola industriale, assunse una fisionomia più vicina alle moderne istituzioni scolastiche. Fu istituito un corso di studi triennale, con un orario diurno di otto ore giornaliere, con esercitazioni pratiche ed insegnamenti teorici, rivolto alla formazione dei giovani, soprattutto per i settori legati alla falegnameria. Il ciclo terminava con un esame che dava diritto ad un diploma, che consentiva agli allievi di iscriversi al terzo anno delle scuole industriali di 2° grado e, attraverso queste, frequentare le scuole di 3° grado e il Politecnico, fino a conseguire la laurea in Ingegneria industriale.
E' evidente il salto di qualità; pur non rinnegando la propria vocazione originale, cioè quella di preparare i propri allievi ad un proficuo ingresso nel mondo del lavoro, il Sarrocchi comincia a misurarsi con un'altra realtà, quella dell'istruzione superiore e dell'Università.
A corroborare la validità di questa scelta, ci fu il crescente aumento della popolazione scolastica. Nell'anno scolastico 1923/24, furono ben 324 gli iscritti alla scuola che, con R.D. n.2304 del 13 novembre 1924, divenne Regia Scuola di avviamento al lavoro, con annesso Laboratorio-Scuola per falegnami intagliatori e meccanici elettricisti.
Negli anni seguenti la scuola continuò a crescere e a diversificare la propria offerta formativa. Nel 1927 vennero istituiti corsi di arte muraria per costruttori edili; nel 1929 fu decisa l'apertura di corsi di motoristi e montatori di aeroplani, di radiotecnici.
Il 28 settembre 1933, la scuola assunse la denominazione di Regia scuola tecnica industriale, con annessi regia scuola secondaria di avviamento professionale e corsi per maestranze. Nel 1935 andò finalmente in porto la fusione con le ex regie Scuole Leopoldine, professionale femminile, e l'istituto divenne Regia scuola tecnica industriale, con annessi scuola secondaria di avviamento professionale maschile e femminile e corsi per maestranze. Anche se non molto numerose, fecero quindi il loro primo ingresso nella nostra scuola le ragazze, una presenza che, sia pure con qualche diffidenza iniziale, sarà destinata a crescere nel numero e nella qualità.
Le nubi di guerra che si addensavano sull'Europa e sul mondo, in un primo momento, non ebbero ripercussioni significative sul Sarrocchi. Nell'aprile del 1940, fu istituito un corso di elettrosaldatura; nell'anno successivo ebbero successo corsi per elettricisti destinati all'aeronautica. Nello stesso anno, il Ministero scelse la scuola senese come sede di un esperimento di un nuovo ordinamento da attuarsi nell'anno scolastico 1941/42; l'ipotesi, già da tempo considerata ed auspicata, è quella della nascita di un Istituto Tecnico Industriale.
Il secondo dopoguerra.
I drammatici mesi successivi fecero passare in secondo piano il progetto, ma già nell'autunno del 1944, l'idea veniva riproposta e si formò un Comitato per darle forma e per dare inizio all'iter burocratico.
Tanti sforzi sembrarono felicemente concretizzarsi il 15 gennaio 1945, quando un decreto del Provveditore agli Studi di Siena istituiva, con l'approvazione del governo militare interalleato, il Regio Istituto Tecnico Industriale per Meccanici Elettricisti Tito Sarrocchi, con annessi scuola tecnica industriale e scuola secondaria di avviamento professionale maschile e femminile e Corsi per maestranze. Tuttavia, essendo i locali storici di S. Domenico requisiti dagli alleati, i 78 alunni, suddivisi in quattro classi, dovettero essere ospitati in aule di fortuna, ai Tufi e in via P.A. Mattioli, mentre i servizi amministrativi e la direzione furono collocati nelle celle dei frati del Convento di S. Domenico! In più mancavano luce e telefono.
La situazione sembrò normalizzarsi nel settembre dello stesso anno, quando i locali furono liberati, ma sugli entusiasmi calò una brusca doccia fredda; dopo il ritorno della provincia di Siena sotto la giurisdizione del Governo centrale, il decreto che istituiva il Tecnico Industriale fu dichiarato nullo con foglio del Ministero della P.I. del 27 luglio, in quanto non teneva conto delle disposizioni previste dall'art.22 della legge 15 giugno 1931, n.889. Con successiva comunicazione fu consentita la continuazione dell'anno scolastico 1945/46 e il funzionamento del corso per Meccanici elettricisti, ma a carattere libero.
Di fatto, nell'estate del 1946, l'Istituto cessava di esistere, anche perchè la crisi economica generale aveva drasticamente ridotto i finanziamenti indispensabili.
Nasce l'I.T.I.S.
La fine del Sarrocchi, però, non lasciò insensibile l'opinione pubblica senese, a conferma del legame assai solido che lo legava al tessuto sociale della città e della provincia e del ruolo che la nostra scuola svolgeva. Articoli a sostegno dell'ipotesi di una riapertura apparvero sulla stampa cittadina ed anche gli Enti locali e l'Associazione provinciale degli industriali manifestarono interesse, concedendo i finanziamenti necessari all'istituzione di corsi che, pur svolgendosi in altre sedi, come l'INAPLI e l'Enal, ed avendo limitato impatto, dimostravano la necessità di mantenere viva l'istruzione tecnica e professionale.
Già nel 1948, fu avanzata la proposta di creare un Istituto Tecnico Industriale per Edili e furono reperiti i fondi per migliorare le dotazioni del plesso di S. Domenico. Da qui in poi le cose ripresero ad andare nella giusta direzione. Nel maggio del 1950 fu proposta l'istituzione di un Istituto Professionale Statale per edili, meccanici, elettricisti, radiotecnici, ebanisti e intagliatori. Nell'anno scolastico 1950/51, l'Istituto Tecnico per edili divenne statale. Nell'anno scolastico 1953/54 iniziò a funzionare una sezione Chimici industriali legalmente riconosciuta. E, finalmente, nell'anno scolastico 1958/59 il Sarrocchi diventò statale. A causa del crescente afflusso di studenti si cominciò a parlare di una nuova sede, ma il progetto fu momentaneamente accantonato.
Nell'anno scolastico 1959/60, il Sarrocchi prese la fisionomia che manterrà per oltre 20 anni; furono infatti istituiti 5 corsi quinquennali, per i seguenti indirizzi:
- Costruttori edili.
- Chimici industriali.
- Radiotecnici
- Meccanici
- Elettrotecnici
Al termine degli studi si conseguiva il titolo di Perito industriale, che dava la possibilità di un ingresso nel mondo del lavoro con mansioni direttive e di accedere ad alcune facoltà universitarie, fa cui Ingegneria, Matematica, Fisica, Lingue orientali e moderne, Scienze.
Nell'anno scolastico 1961/62 gli iscritti erano 581, più 250 nella sede staccata di Pistoia.
La "rivoluzione" degli anni '80.
Ognuno di noi nella vita quotidiana, nel lavoro e nel tempo libero ha spesso la percezione di come la tecnologia si evolva rapidamente. Oggetti, strumenti e procedure che oggi sembrano insostituibili, domani sono già sorpassate e dopodomani archeologia industriale. Tutto il mondo della tecnologia si muove all'insegna del più piccolo, del più veloce, del più flessibile nell'uso.
Una scuola come la nostra non poteva non raccogliere questa sfida; il rischio che i profili in uscita non fossero più adeguati alle esigenze del mondo produttivo era reale. Era quindi necessario abbandonare un assetto faticosamente raggiunto, di porsi l'obiettivo di rivoluzionare totalmente programmi, metodologie e impostazioni didattiche, in una parola sperimentare.
Un'operazione di questo genere richiedeva uno sforzo su due piani, distinti ma indissolubilmente legati: quello didattico e quello delle strutture.
L'Istituto aderì ad un progetto ministeriale di sperimentazione assistita. Si cominciò, alla fine degli anni '70, a rivedere i programmi del Biennio propedeutico, ma la vera rivoluzione si verificò quando, accanto alle specializzazioni tradizionali, a cui nel frattempo si era aggiunta Telecomunicazioni, a partire dall'anno scolastico 1984/85, gli alunni che passavano al Triennio ebbero la possibilità di scegliere corsi dai nomi singolari: AMBRA, ERGON e, l'anno successivo, DEUTERIO. Cosa era successo? La risposta è semplice: sui tradizionali corsi si era abbattuto il ciclone dell'informatica, che aveva letteralmente cambiato volto all'istruzione tecnica. Quella legata all'informatica costituì una vera e propria rivoluzione culturale: molti docenti delle discipline professionali si resero conto che argomenti che per anni avevano costituito i fondamenti del loro insegnamento erano diventati marginali, se non addirittura inutili. Furono aggiunte nuove discipline, furono cambiate le classi di concorso, ma, piùù di ogni altra cosa, cambiò il punto di vista da cui guardare le discipline tecniche, perchè l'uso del computer ne aveva di fatto cambiato la struttura. Ovviamente, fu aggiunta, già a partire dal 1984/85, una sesta specializzazione, quella dell'Informatica che, nel 1992/93 è divenuta sperimentazione Abacus.
Negli anni successivi, attraverso continui adeguamenti, frutto dell'esperienza maturata sul campo, i corsi sperimentali soppiantarono quelli tradizionali, fino a diventare curriculari, ed anche l'Edilizia, a partire dall'anno scolastico 1993/94, attuò una propria sperimentazione, voluta, progettata e realizzata dai docenti dell'Istituto.
Ma tutto questo non sarebbe stato possibile se la nostra scuola non avesse avuto la possibilità di dotarsi di laboratori e strutture didattiche adeguate. Tornò, dunque, d'attualità il problema della scuola nuova. Un progetto didattico così ambizioso e innovativo non avrebbe potuto realizzarsi nelle sedi storiche di S. Domenico e della Fortezza, suggestive e ricche di storia, ma assolutamente inadatte alle esigenze del nuovo Sarrocchi.
Naturalmente un progetto del genere doveva coinvolgere le istituzioni e gli enti locali; cominciò a prendere forma l'idea di costruire una nuova scuola in via Pisacane, accanto a plessi scolastici già esistenti, come quelli della Scuola Media "Cecco Angiolieri" e dell'Istituto professionale "Marconi". Grazie all'impegno dell'Amministrazione provinciale, il nuovo Sarrocchi nacque in tempi relativamente brevi e, nel 1993, con il trasferimento dell'Amministrazione e di Chimica ed Edilizia, la nuova scuola cominciò a funzionare a pieno regime.
Una nuova sfida: il Liceo Scientifico Tecnologico.
Alla metà degli anni '90 la situazione si era assestata: le sperimentazioni erano passate in ordinamento, la perdita della sezione staccata di Poggibonsi, aperta nel 1969, era stata compensata da un continuo aumento di iscritti che avevano portato l'Istituto oltre le cinquanta classi. Ma la voglia di offrire qualcosa di nuovo alle scelte delle famiglie e degli studenti non si era placata. Prese infatti corpo l'idea di aprire una sezione di Liceo scientifico tecnologico. All'origine di questa decisione c'era la scommessa di utilizzare le strutture, i laboratori, le competenze acquisite, per cercare di dare vita ad un progetto rivolto, in primo luogo, a quella parte dell'utenza che, pur ponendosi come obiettivo il proseguimento degli studi nell'Università e il conseguimento della Laurea, non trovava risposta nell'offerta scolastica tradizionale.
Molti dei nostri diplomati, infatti, proseguivano con successo gli studi, a dimostrazione del fatto che dalla nostra scuola non uscivano solo tecnici preparati, ma alunni con una preparazione che li metteva nelle condizioni di aspirare ad inserirsi nel mondo accademico.
Ed allora nacque la prospettiva di istituire un corso di studi che non fosse solo nuovo, ma anche diverso, perchè offriva agli alunni la possibilità di verificare nel quotidiano lavoro scolastico l'inscindibile nesso fra teoria e pratica, che unisse cioè scienza e tecnologia, dando concretezza e significato a ciò che si andava apprendendo sui libri.
Un progetto rivolto soprattutto verso le Facoltà scientifiche, ma che non rinuncia ad una formazione complessiva di cui le discipline umanistiche costituiscono un asse portante essenziale.
La prova del fatto che di una scuola come questa c'era effettivo bisogno sta nel favore che la nostra proposta ha incontrato presso gli studenti e le famiglie di Siena e della Provincia. Dall'unica sezione prevista all'inizio, a partire dall'anno scolastico 1996/97, siamo passati a tre corsi completi, senza che gli iscritti dell'Istituto diminuissero, a dimostrazione del fatto che quello che abbiamo raggiunto è un segmento diverso rispetto alla nostra tradizionale utenza. Inoltre, la disinvoltura con cui i nostri primi diplomati stanno affrontando l'università, a cominciare dal superamento dei test d'ammissione, ci conforta sulla qualità del nostro lavoro.
Ma ciò non ci soddisfa nè ci appaga. State sicuri che il Sarrocchi continuerà a cogliere ogni occasione per ampliare la propria offerta formativa, per essere, come sempre, capace di rinnovarsi e di rispondere alle esigenze degli studenti e delle famiglie.
Il 'Sarrocchi' dopo la riforma.
A partire dall'anno scolastico 2009/10, la legge di riforma dell'istruzione secondaria superiore ha apportato alcune novità alla struttura dell'offerta formativa della nostra scuola, senza, come vedremo nel dettaglio più avanti, modificarne l'efficacia complessiva.
Le nuove denominazioni.
In primo luogo, il 'Sarrocchi' è diventato un Istituto di Istruzione superiore, al cui interno coesistono due percorsi formativi diversi: l'Istituto tecnico ad indirizzo tecnologico e il Liceo scientifico delle Scienze applicate.
Gli Studenti che si iscrivono all'Istituto tecnico ad indirizzo tecnologico possono scegliere fra diversi indirizzi e articolazioni:
- Chimica, materiale e biotecnologie, articolazione 'Chimica e materiali';
- Informatica e Telecomunicazioni, articolazione 'Informatica';
- Elettronica e Elettrotecnica, articolazioni 'Elettronica ' e 'Elettrotecnica';
- Costruzioni, ambiente e territorio;
- Meccanica, meccatronica ed energia, articolazioni 'Meccanica e meccatronica' e "Energia".
I nuovi indirizzi, in realtà, assorbono totalmente le precedente struttura, per cui gli Studenti continueranno a trovare nella nostra scuola le stesse opportunità di formazione e di studio che ci hanno sempre caratterizzato, con quell'attenzione particolare all'evoluzione della tecnologia e delle richieste del mercato del lavoro che ci ha sempre contraddistinto.
E' per noi, inoltre, motivo di ulteriore soddisfazione constatare che la riforma prevede, soprattutto nel quinto anno, un rapporto più stretto con il mondo delle imprese e dell'Università, attività che costituisce da sempre un aspetto fondamentale della nostra offerta formativa.
Da anni, infatti, i nostri Studenti di Quarta e Quinta, effettuano stage presso aziende ed Enti della città e della Provincia, in un continuo e proficuo rapporto fra Scuola e mondo del lavoro.
Dal Liceo scientifico tecnologico al Liceo scientifico delle scienze applicate.
La positiva esperienza del Liceo scientifico tecnologico trova la sua continuazione nel Liceo scientifico delle Scienze applicate.
Anche se il nuovo piano di studi non prevede, almeno nel percorso base, la copresenza nei laboratori, lo Studente che sceglie questo indirizzo avrà ugualmente la possibilità di usufruire delle strutture di cui la nostra scuola è fornita, perché siamo convinti che la didattica laboratoriale sia uno degli elementi costitutivi per la formazione di quella mentalità scientifica che resta uno degli obiettivi fondamentali di questo corso di studi.
Tito Sarrocchi (Siena, 1824 -1900)
Di umili origini, dovette provvedere al sostentamento dei fratelli dopo la morte della madre. Fin da piccolo frequentò il laboratorio che si occupava dei restauri del Duomo di Siena, interessandosi all'arte e in particolar modo alla scultura. Si trasferì nel 1841 a Firenze dove seguì i corsi serali dell'Accademia di Belle Arti con Lorenzo Bartolini e in seguito entrò nella bottega di Giovanni Dupré, suo concittadino. Nel 1852 creò la sua prima opera indipendente, La Baccante, e nel 1855 venne scelto per ultimare il monumento a Giuseppe Pianigiani, iniziato dal Beccheroni. |
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Tornato a Siena realizzò molte opere: un Michelangelo Buonarroti per Villa Saracini, Il genio della morte, Le virtù teologali, il Tobia e La visione di Ezechiele per il cimitero di Siena, il Monumento Civile ai Caduti in piazza Indipendenza e il monumento a Sallustio Bandini in piazza Salimbeni. Tra le sue opere più famose anche alcune riproduzioni di opere scultoree antiche sottratte all'esposizione agli agenti atmosferici per preservarle. Si ricordano la Fonte Gaia di Jacopo della Quercia (1868, dove creò anche alcune integrazioni), le sculture del Duomo di Siena e quelle per Santa Maria del Fiore a Firenze. Per questa chiesa collaborò anche alla realizzazione della nuova facciata, scolpendo il bassorilievo della Maria in trono con uno scettro di fiori sul frontone del portale centrale. Dal 1873 ottenne alcuni importanti riconoscimenti accademici in tutta Italia e fece parte della Giunta Superiore di Belle Arti presso il Ministero della Pubblica Istruzione. Nel 1879 creò il Monumento ai caduti nella guerra di indipendenza, oggi nei giardini del viale Pannilunghi a San Prospero, Siena. |